LA SOGLIA
Ovattato silenzio
Frammentaria percezione
Nellesplosione
Di inconcepibili suoni
Di inesprimibili colori
La flebile voce
Non supera mai
La soglia della porta
Chiusa per sempre
Alla vita degli altri
CAPACITA' INTUITIVA E CONOSCENZA SCIENTIFICA
Il titolo di questa relazione è "Capacità intuitiva e conoscenza scientifica",
poichè ho voluto rilevare che, dal punto di vista psicologico, Gonnelli–Cioni ha avuto più intuizioni che dati obiettivi su cui lavorare.
Ho pensato, quindi, che una poesia rendesse meglio questo approccio al problema che fu dello studioso, mettendo in evidenza le sue doti
di affettuosa empatia nei confronti del ragazzi, doti che potevano compensare la mancanza, al suo tempo, di studi approfonditi
riguardo alla riabilitazione dei bambini ritardati.
Antonio Gonnelli–Cioni impiegò tutte le sue energie, affinché bambini frenastenici potessero varcare la soglia a loro preclusa e in lui troviamo alcune tematiche che, nei decenni successivi, sarebbero state oggetto di studio approfondito da parte di eminenti psicologi e psicoanalisti.
Ci sono diversi passi, nella sua opera, che testimoniano il peso che egli attribuisce alla storia infantile di ognuno, alla situazione familiare, la comprensione di come l'infanzia possa condizionare l'esistenza futura.
Pur essendo consapevole di non avere gli strumenti adeguati,
Gonnelli– Cioni avvertiva l'incoercibile esigenza di indagare il campo, fino allora inesplorato, della continuità tra storia infantile e vita adulta.
Ponendo l'accento sulla posizione del fanciullo ritardato in seno alla famiglia, ossia sui rapporti con madre,
padre, eventuali fratelli, ed esaminando tali aspetti relazionali, dà prova di profonda
capacità intuitiva, giacchè considera il bambino, non come a seè stante, ma come elemento
integrante del nucleo familiare.
Il seguente brano, tratto da un articolo dello stesso Gonnelli-Cioni, è
un esempio significativo del suo acume psicologico:
"Nella famiglia l'idiota e l'imbecille di fronte ai genitori e ai fratelli sani si trovano in una ben triste condizione,
quantunque spesso una madre affettuosa usi ogni mezzo per aiutarli.
Se si eccettua però l'affezione grande della madre e del padre, presso i suoi fratelli, incapaci di comprendere la di lui sorte,
l'infelice idiota non trova che o disprezzo od anche qualche po' di persecuzione, conseguenze forse tante volte d'una certa gelosia,
suscitata dalle maggiori cure che verso di lui si convergono.
Quando i genitori riconoscono la disgrazia che li ha colpiti, cominciano a disperare sulla sorte del loro disgraziato figliolo:
il padre più facilmente si rassegna, ma la madre, più fortemente impressionata, spesso col rivolgere le sue cure,
non guidate da giusti criteri, trascura gli altri figli, creando così nuovi pericoli per il suo diletto".
Gli elementi citati, in embrione in Gonnelli– Cioni, sono stati oggi confermati dagli studi di Maud Mannoni ed elaborati nel suo libro "Il bambino ritardato e la madre", in cui l'autrice applica i concetti psicoanalitici ai bambini ritardati mentali, non già per curare o risolvere il ritardo, bensìper intervenire in quegli aspetti affettivi e relazionali, collegati con la problematico stessa.
Il futuro psicologico del bambino comincia giàa delinearsi durante la gestazione, in quanto comincia ad esistere nelle fantasie della madre, che proietta in lui le proprie speranze, i propri ideali; speranze ed ideali che si infrangono brutalmente, se il bambino nasce affetto da ritardo mentale.
Se la madre è emotivamente adulta, ossia ha superato i suoi conflitti infantili, reagirà al trauma senza farsene travolgere; ma, se pretende, inconsciamente, che il bambino la compensi delle sue proprie carenze infantili, se le sue aspettative e le sue fantasie non possono realizzarsi, quelle carenze potranno riacutizzarsi ed ella si convincerà della sua incapacità di essere donna e madre.
Da ciò scaturiranno
reazioni comunque eccessive: o si dedicherà completamente al bambino, per riparare
all'acuto senso di colpa di avere generato un figlio imperfetto; o si disinteresserà di
lui, fino al punto di affidarlo ad un Istituto, rifiutando o negando la prova
evidente della sua incapacità riproduttiva.
L'handicap del bambino può rappresentare, infatti, la parte malata della madre,
che ella può includere nella propria immagine di sè, con una gestazione perpetua,
oppure rifiutare da sè, per non doverla affrontare.
In questo caso, l'accettazione da parte degli altri può diminuire il rifiuto,
perché ella la vive come accettazione della sua parte malata.
Le possibilitàche il bambino ritardato ha nella vita adulta dipendono, pertanto, dal sistema familiare: se non viene superata la formazione reattiva dell' iperprotezione, che compensa il rifiuto, o se i genitori guardano ad ogni regressione con ansia e sospetto, il ragazzo non riuscirà a realizzare la sua autonomia.
Il padre è spesso assente dal rapporto madre-bambino, soprattutto perché la società affida alla madre li compito di educare i figli e di curarli quando sono malati, e poi perché egli si rifiuta di identificarsi con il figlio che non può crescere.<
Spesso una coppia decide di avere un altro figlio, dopo avere generato un bambino handicappato, quasi a voler dimostrare a se stessi e al mondo che, quella nascita anomala, è da attribuirsi al Fato avverso non già al loro corpo, peraltro perfetto.
Inoltre, la nascita di altri figli normali consente ai genitori di identificarsi con loro, ossia di investire le speranze, gli ideali, i bisogni insoddisfatti e di delegarne loro la realizzazione.
Per quanto concerne la rivalità fraterna, presente in qualsiasi sistema familiare e basata sulla legge del più forte, generalmente si esprime con l'aggressività corpo a corpo o col rifiuto, ossia con la rottura dei contatti con il rivale, il quale, ad esempio, può essere allontanato durante il gioco.
Ovviamente, questi due atteggiamenti si esasperano,
quando uno dei fratelli è un bambino tardivo e difficilmente si instaurano rapporti affettivi paritari.
La tensione aleggia continuamente, percé i fratelli ne avvertono la diversità e la rivalità è ulteriormente stimolata dall'atteggiamento
parziale che i genitori frequentemente manifestano.
In genere, essi reprimono decisamente l'aggressività nei fratelli del bambino ritardato, per cui, anche se la differenza d'età è irrilevante,
difficilmente si instaurano rapporti affettivi paritari.
Sovente, capita che i fratelli del bambino handicappato assumano atteggiamenti premurosi e docili, avendo rimosso la pulsione aggressiva e non potendo nemmeno sfruttare il meccanismo di sublimazione nella competizione ludica.
Un altro aspetto interessante, nell'opera di Gonnelli–Cioni, é che egli rifuggiva sia l'entusiasmo eccessivo sia la rassegnazione impotente, consapevole che i soggetti possono migliorare, anche se non possono essere recuperati completamente.
Non si trattava per Gonnelli–Cioni di decidere se un soggetto era recuperabile o no, ma in che modo fosse possibile assicurargli una buona qualitá di vita, o come fosse possibile stimolare le potenzialità che non si erano sviluppate per motivi ambientali, rispettando i limiti organici.
Questo ci rimanda al
ragazzo selvaggio dell'Aveyron, raccolto da ltard e da lui considerato un fallimento,
perché non era riuscito a recuperarlo totalmente.
Oggi sappiamo che, in realtà , il caso di Victor fu un successo, di cui ltard non si era reso conto,
perché non aveva considerato che, nel ragazzo, certe attitudini si erano atrofizzate.
Gonnelli–Cioni sottolineava l'importanza di un intervento completo, che considerasse la personalità globale, adottando un metodo riabilitativo, ma anche affettivo, sostenendo la necessità di un atteggiamento fermo, ma tenero e paziente e lesigenza di bandire la condiscendenza ed il pietismo, esprimendo la più profonda autenticità affettiva.
Effettivamente, oggi sappiamo che il bambino ritardato
sperimenta qualche forma di rifiuto fin dalla nascita e, data anche la sua avidità affettiva,
è facile che sviluppi meccanismi abbandonici e che abbia continuamente bisogno di essere rassicurato.
E' quindi importante che l'adulto gli comunichi fiducia nelle sue possibilità, perché possa
sentirsi amato e stimato per quello che è ed occorre apprezzare le sue qualità, evitando le critiche.
Se vengono così rassicurati, questi bambini mantengono un umore buono e si mostrano favorevoli a partecipare
a qualche attività; diversamente, per il timore di non riuscire, si rifiutano di fare qualsiasi cosa.
Gonnelli–Cioni insisteva sempre, nell'esposizione del suo metodo, sull'osservazione attenta dei soggetti
per conoscere a fondo le anomalie di tipo fisiologico e psicologico che presentavano.
Così era possibile valutare il grado di difficoltà dell'esercizio da assegnare loro, poichè sapeva bene
quanto potesse essere distruttivo impartire compiti che il bambino non riusciva a svolgere.
Erano, dunque, di primaria importanza la gradualità, la progressiva complessità delle consegne, il saper porre
dolcemente dei limiti all'indole selvaggia dei bambini ritardati, limiti che, attualmente, sappiamo indispensabili
alla strutturazione dell'Io, metodo questo che aveva come logica conseguenza la maggiore responsabilizzazione del bimbo affetto da handicap.
E, ai giorni nostri, anche Maud Mannoni conclude che le tecniche psicoanalitiche non hanno la pretesa di guarire il ritardo mentale, ma possono fare in modo che il bambino acquisisca un'autonomia affettiva ed un suo posto nel mondo, confermando gli obiettivi pedagogici e psicologici di Antonio Gonnelli–Cioni.
Testo e poesia di Claudia F. Galante
Estratto dagli atti del convegno "Antonio Gonnelli–Cioni, antesignano", ed. ASSIO
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